Con l’arrivo di agosto si entra nel vivo dell’estate, stagione illusoria per eccellenza.
Sarà che non l’ho mai amata molto, ma più vado avanti negli anni e più questo sentimento di fastidio aumenta. In primis perché mi ritrovo in contrasto esistenziale con le attività tipiche di tale periodo dell’anno cui il pensiero trasversalmente interclassista è rivolto: come passare più tempo possibile in spiaggia con un senso di generale frivolezza che mal si addice al mio carattere. In seconda battuta perché non sopporto le tendenze modaiole che in questa stagione trovano scollacciatamente sfogo senza badare in minima parte al contesto. In ultimo perché quell’odore pungente e dolciastro di olio abbronzante lo avverto dappertutto, anche dove razionalmente non potrebbe esserci. Resto tuttavia convinto che tanta di questa crescente insofferenza sia in gran parte correlata all’avanzare degli anni, al prendere cioè consapevolezza, per dirla con le parole di Guccini, che “il giorno è sempre un po’ più oscuro, sarà forse perché è storia, sarà forse perché invecchio…”. Gli effetti del caldo e della stagione si traducono in nervosismo, impazienza (di cosa, poi?), frustrazione da mancato iperattivismo e… ”stress”. “Stress” da caldo, “stress” da vacanza, “stress” da tutto.
Non a caso, la parola di questa settimana è…. ”stress”.
Le banche europee hanno sperimentato gli “stress test”, formula enigmatica per definire una prova sotto sforzo allo scopo di valutarne e misurarne il grado di resistenza a qualcosa. Nella fattispecie gli istituti di credito si sono sottoposti a prove di affidabilità, robustezza e solvibilità per verificare la capacità di fronteggiare improvvise tempeste finanziarie e crisi sistemiche. Al di là dei risultati, sarebbe curioso approfondire se gli algoritmi utilizzati siano obiettivamente calibrati per far fronte a quanto negli ultimi tempi si sta verificando con una certa frequenza sui mercati finanziari. Infatti, a partire dalla crisi del 2007 (quella dei mutui subprime made in USA), è stato tutto un susseguirsi periodico di fasi di incertezza finanziaria le cui cause d’origine tirano in ballo una serie di attori e istituzioni (tra cui le stesse banche) che oggi provano a testare le contromisure da…loro stessi. Atteggiamento a dir poco schizofrenico, definizione più appropriata di “stress test” non poteva essere coniata.
Lo “stress” continua ad abbattersi, ed è quasi scontato, sui protagonisti delle presidenziali americane, con Hillary che accusa addirittura lo zar Putin di aver ordito la manomissione dei siti internet dei democratici per favorire l’avanzata di Trump. Il tycoon repubblicano a sua volta ribatte sollevando sospetti sulla regolarità delle imminenti elezioni e accusando la Clinton di essere addirittura l’incarnazione del demonio. “Stress” a stelle e strisce.
La violenza è figlia dello “stress” e a sua volta genera “stress”, disperazione e drammi. Come quella mattina del 2 agosto di 36 anni fa alla stazione di Bologna, quando la bomba di matrice fascista provocò 85 morti e oltre 200 feriti nella sala d’aspetto. Strage di Stato ancora impunita nei mandanti e non del tutto chiara nelle intenzioni.
E vogliamo parlare dello “stress” olimpico? Lo “stress” da cerimonia d’apertura, quello per l’elevato inquinamento delle acque di Rio che mette a rischio gli atleti impegnati in sport acquatici, lo “stress” per il villaggio olimpico non del tutto pronto, lo “stress” da controllo doping, lo “stress” per il virus Zika trasmesso dalle zanzare, lo “stress” per l’eccessiva attività sessuale tra atleti che si sviluppa durante le due settimane di giochi. A proposito di quest’ultimo problemino, per fronteggiare il rischio di contrarre eventuali malattie veneree il Comitato Olimpico Internazionale ha garantito una dotazione di 41 preservativi ad atleta per un totale di 450mila condom. Verrebbe da chiedersi, anche per gli atleti e le atlete svedesi?
Perché alla fine lo “stress” più preoccupante è proprio quello che arriva con l’effetto di un pugno nello stomaco dalla Svezia. Sembrerebbe infatti che il civilissimo popolo scandinavo abbia ridotto di molto la propria attività sessuale a causa di molteplici fattori, tra cui, manco a dirlo, l’accumulo di “stress”. Per noi abitanti delle lande più calienti e meridionali d’Europa, il mito della Svezia si è incarnato da sempre, solo e unicamente nelle svedesi, protagoniste di sogni erotici, leggende metropolitane e ambiziosi traguardi da raggiungere. Siccome la vicenda ha assunto tutti i contorni dell’affare di Stato, il ministro della salute Wikstrom (un incrocio tra Brad Pitt e Tom Cruise) ha annunciato che “sarà compito del Governo indagare per sapere quanto sesso stanno facendo in meno gli svedesi e quale siano le cause di “stress” “.
Tradotto: se dovessero aprirsi le selezioni per gli “stress test” in Svezia, magari a cura di maschi latini, sarà mia premura segnalarvelo….