Ogni casa ha le sue caratteristiche peculiari, simboli e oggetti che spesso prendono il sopravvento senza alcuna apparente ragione o volontà. La mia casa, per esempio, è piena di orologi, benché io non possa propriamente definirmi né un appassionato né un collezionista. Ne ho due a parete nel salotto di casa, l’ambiente che vivo più di ogni altro. Uno di questi è il pendolo appartenuto a un mio zio sacerdote al quale ero molto legato, e di cui ho scritto non molto tempo fa. In cucina ce ne stanno altri due, sempre a parete. Nel mio studio, sul muro di fianco alla scrivania, fa bella mostra di sé un orologio che incorpora le funzioni di misurazione della temperatura esterna e del grado di umidità. Nella cameretta di mio figlio c’è il classico cucù, di quelli che ogni sessanta minuti l’uccellino esce fuori dal suo alloggiamento e canta i rintocchi relativi all’orario preciso. Fortunatamente un piccolo sensore attiva il meccanismo sonoro solo in presenza di luce, per cui di notte l’uccellino meccanico riposa, evitando di disturbare con il suo canto. I problemi, semmai, si verificano d’estate, quando già a partire dalle sei del mattino la luce che penetra dalla finestra, attiva il meccanismo del canto e quindi…ma questa è un’altra storia. Continuando nell’elenco, nella camera da letto matrimoniale, sul mio comodino è posizionata la radiosveglia, un modello di quelli in voga una ventina d’anni fa, con i caratteri digitali in rosso. Nella stanza dei giochi, adibita a stireria, ve ne sono altri due appesi alle pareti, raffiguranti cartoni animati e supereroi, ricordi d’infanzia di mio figlio. Per finire, in corridoio un piccolo orologio in similargento, fermo da qualche anno, assurge ormai alla funzione di soprammobile. Inutile sottolineare che i momenti più sacrificanti per il sottoscritto si presentano puntualmente due volte all’anno, in occasione del cambio dell’orario. Tuttavia, la particolarità più curiosa non è il numero di misuratori del tempo disseminato per casa, ma piuttosto il fatto che gli orologi tra loro non sono sincronizzati, vale a dire che ognuno scandisce il tempo a modo suo. Intendiamoci, molti si discostano tra loro solo per qualche manciata di minuti, fatta eccezione per la radiosveglia che per mia volontà ho sincronizzato stabilmente 15 minuti avanti (un giorno spiegherò il perché filosofico di tale scelta), e per il vecchio pendolo del salotto, che viaggia con circa 3 ore di anticipo o 9 di ritardo (a seconda dei punti di vista) sull’orario ufficiale. Non nego di aver provato più volte a sistemarlo, ma non c’è stato verso: evidentemente il suo tempo è diverso dal nostro. Poi finalmente ho capito e ho accettato l’idea: premesso che considero il tempo (come l’età) una convenzione soggettiva, mi sono abituato alla privilegiata condizione di viaggiare nel passato e nel futuro a seconda delle circostanze e delle esigenze. E confesso di prenderci gusto quando, per comodità, guardo l’orario del pendolo e scopro di poter restare ancora qualche ora a leggere in poltrona prima di andare a dormire, perché non si va a letto alle 10 di sera…(anche se Greenwich segna l’una del mattino). Del resto, è un modo innocente per ingannare il tempo, salvo poi accorgersi che nella vita reale è sempre il tempo che passa inesorabile a ingannare noi.
L’inganno è la parola della settimana, e di sempre, purtroppo.
L’inganno voluto, studiato, premeditato, propinato in modo surrettizio e doloso ha scandito il tempo della Storia, da sempre. Sin dagli albori, con la mela di Eva offerta ad Adamo, e poi via via in un’escalation che è impossibile elencare. Guerre, truffe, amori, tradimenti, gioco, relazioni internazionali, politica. Tutto ha sempre avuto origine dall’inganno. Per stare ai nostri tempi, fu grazie all’inganno delle armi batteriologiche che gli Usa scatenarono il conflitto in Iraq, dal quale ebbero origine Al Qaeda e l’Isis, e dall’ingannevole illusione della “primavera araba” si scatenò la polveriera in nord-Africa che tanti morti continua a provocare, senza soluzione di continuità, in quei territori e nel Mediterraneo. L’inganno dei muri costruiti e progettati per respingere fame e disperazione scatena le perversioni xenofobe dell’occidente, l’inganno dell’Europa monetaria produce miseria e disoccupazione di massa, l’inganno capitalistico premia egoismi e sete di ricchezza a discapito di povertà diffuse, l’inganno a stelle e strisce favorisce la diffusione di armi per autodifesa, l’inganno cinese esporta lavoro e merce a prezzi ribassati con inevitabili ricadute negative. L’inganno delle guerre di religione nasconde biechi interessi materiali, gli inganni sentimentali generano violenza sessuale e femminicidi, gli inganni giudiziari fanno passare la morte di Stefano Cucchi per epilessia e non per le violente e disumane percosse ricevute in carcere dai tutori dell’ordine pubblico. Gli inganni finanziari si annidano nei bilanci di società e banche, mettendo a repentaglio risparmiatori e lavoratori.
Ci stanno pure gli inganni a orologeria, e non mi riferisco alla singolare disarticolazione cerebrale che mi culla nell’illusione di viaggiare nel tempo, mantenendo sconnesse le lancette del pendolo. L’inganno a orologeria è quello che viene pianificato per esplodere come una bomba a una certa data, creando scompensi e favorendo chi lo organizza. Il prossimo è fissato per il 4 dicembre. Renzi dice che il referendum sulla riforma costituzionale non è politico: primo inganno, visto che è lui il principale sponsor. Poi è il turno di Roberto Benigni, che gioca sull’ironia per invitare a votare sì: “se vince il no sarà come la Brexit”. Cosa c’entri lo sa solo lui, ma mi verrebbe addirittura da dire: “magari!!!”, visto lo stato di salute dell’economia britannica dopo il no all’Europa delle banche. Dell’inganno del Ponte sullo Stretto ho già scritto la settimana passata; sull’inganno elettorale, su quello di una democrazia soggiogata ai poteri dell’esecutivo, sull’inganno della riduzione dei costi della politica attraverso la riconversione del Senato, sull’inganno di un ramo del Parlamento trasformato in un ricettacolo di sindaci e consiglieri regionali poco lindi, nominati dai partiti per garantire l’immunità a loschi figuri, avremo modo e tempo di parlarne. E nella malaugurata ipotesi che dovesse vincere il sì, anche di sperimentarlo sulla nostra pelle.
Nel frattempo, per non restare troppo indietro, sposto di qualche mese avanti le lancette del pendolo….per scoprire in anticipo come andrà a finire.