Il romanzo che ho appena terminato di leggere è uno di quei racconti che ti permettono di sognare a occhi aperti.
La storia, ambientata nell’Inghilterra del XIV secolo, tra superstizioni e credenze popolari, racconta le peripezie investigative dell’arciere Owen Archer, capitano delle guardie dell’arcivescovo di York, John Thoresby. Come in ogni giallo storico che si rispetti, “La croce degli innocenti” prende spunto da fatti e persone realmente esistite, intrecciando la trama e il percorso narrativo grazie ad un meticoloso lavoro di ricerca della scrittrice statunitense Candace Robb, studiosa di storia e letteratura medievale. Emerge, infatti, sin nei minimi dettagli, la capacità dell’autrice di riproporre quegli scenari gotici e “favoleschi” di un periodo storico affascinante e, per molti versi, spesso troppo frettolosamente liquidato come “era oscura”. Storie di cavalieri, di battaglie, di intrighi, di figure ambigue e sinistre, di villaggi la cui quotidiana esistenza è scandita dal profondo senso religioso mischiato a riti superstiziosi e segni divini, di esistenze morbose fortemente condizionate dai rapporti di sudditanza verso i signori che governano il territorio. Il periodo storico è quello che verso la seconda metà del 1.300 vede re Edoardo scendere in armi in Aquitania, regione sud-occidentale dell’attuale Francia all’epoca annessa all’Inghilterra, per difendere i propri possedimenti contro Carlo V di Francia.
La trama del romanzo si sviluppa intorno al furto di un borsello e del suo prezioso simbolico contenuto, di proprietà di uno studente della St Peter’s School della cattedrale di York, da parte di un barcaiolo dell’abbazia, quest’ultimo ucciso pochi giorni dopo per effetto di un mortale veleno e ripescato moribondo dalle acque del fiume Ouse. Dall’evento delittuoso in avanti, si innesca un meccanismo diabolico che coinvolge personaggi diversi: valorosi soldati, donne con vite burrascose, misteriose guaritrici, cancellieri, balivi e decani religiosi, gli studenti e i barcaioli in perenne conflitto tra loro, orafi e ricettatori, ma soprattutto il sacerdote maestro Nicholas Ferriby, accusato dell’omicidio e “reo” di aver aperto una scuola di grammatica proprio nel territorio giurisdizionale presidiato dalla St Peter’s School di diretta emanazione dell’arcivescovado. L’arciere Archer e il suo più stretto collaboratore saranno chiamati a indagare per cercare di risolvere il mistero e assicurare l’assassino alla giustizia. Ma per poter fare ciò, dovranno confrontarsi con personaggi ambigui, recarsi in villaggi sperduti, fronteggiare imprevisti di ogni tipo compreso un altro omicidio e scardinare l’omertà di chi è restio a confidare sensazioni e vicende passate per timore religioso o per naturale pudicizia. I fatti di sangue si intrecciano con gli interessi materiali e burocratici, con vicende familiari e rapporti sentimentali sconosciuti e segreti, con faide di potere e gelosie recondite.
Sullo sfondo il meraviglioso e suggestivo scenario medievale, fatto di castelli, botteghe, cavalli, scuderie, manieri e borghi, a scandire i ritmi di vita quotidiani di quell’era storica, tra erbe medicamentose, lanterne e bracieri sempre ravvivati dal fuoco per ripararsi dal buio persistente e dalla natura che si scatena senza tregua e senza ostacoli nel freddo e nevoso inverno inglese.
Per chi ama la letteratura medievale e il giallo storico, senza dubbio un libro da leggere, ben strutturato da una tra le migliori interpreti del genere a livello mondiale.