E il silenzio fu.
Al pari di un anatema biblico, una spessa coltre di vuoto è calata inesorabile tra i frequentatori dei social all’indomani del referendum Costituzionale in Italia. L’argomento che aveva tenuto banco negli ultimi mesi, impennandosi nelle discussioni e accendendosi nelle ore di vigilia del voto, è evaporato come neve al sole dopo la schiacciante vittoria del no e la conseguente defenestrazione di Renzi. A testimonianza del fatto che era prevalente il tifo da schieramento rispetto ai contenuti. Infatti, l’appassionato dibattito che si era scatenato non ha suscitato il medesimo interesse nei giorni successivi, a proposito degli incerti scenari che in chiave governativa lasciano tante incognite e innumerevoli dubbi sugli assetti politici del Paese. Elezioni anticipate? Renzi bis? Governo di scopo, di transizione, tecnico? Legge di bilancio e riforma elettorale? I citati argomenti lasciano per lo più indifferenti i politologi del web, a conferma di ciò che andavo sostenendo la settimana passata: molto più semplice e comodo schierarsi per monosillabi che entrare nel merito di questioni che necessitano di un minimo di approfondimento. E’ la vittoria, l’ennesima, della sintesi e della semplificazione rispetto all’elucubrazione mentale discorsiva.
E’ la rete bellezza, quella che piace tanto al M5S e a tutti coloro i quali antepongono ciò che è sbrigativo alle inutili lungaggini del confronto, delle assemblee, dei parlamenti e dei Parlamenti. Si tratta, invero, di un’autentica filosofia esistenziale, accorciare i tempi, tagliare le oziose discussioni di merito, consumare tutto il più in fretta possibile. Anche le nostre vite, ormai caratterizzate dai tempi e dalle frenetiche dinamiche del “loop”, ovvero il ripetere eventi e situazioni in maniera sempre uguale all’infinito. Sezioniamo il tempo e ci accorgiamo che viene a mancarci il quotidiano. Gli anni si dividono in isolate situazioni, vacanze estive e Natale. A cascata, i mesi si sintetizzano in giorni chiave: il 27 per chi lavora, i sabati per la spesa e le domeniche calcio e chiesa (per chi è tifoso e per chi crede). Le settimane, conseguentemente, si riducono al week end. Tutto si esaurisce in attesa del successivo evento fissato a calendario, e il giro ricomincia uguale a prima, come appunto in uno stucchevole e monotono “loop” settimanale, mensile e annuale. Poi, ovviamente, ogni singolo evento ha le sue caratteristiche, le proprie liturgie, i riti da osservare. Si inizia a programmare le vacanze estive da gennaio, subito dopo l’Epifania, dedicando una particolare attenzione alla Pasquetta e ai rossi in calendario, e maledicendo la cattiva sorte se per caso uno di questi cade di domenica. Conosco gente che programma i ponti con prospettiva quinquennale, manco si trattasse dei famosi piani di Staliniana memoria: calendari perpetui pontifici (da intendersi come sacri momenti di riposo in giorni feriali a cavallo tra feste comandate). Al rientro dalle ferie agostane ci si proietta, con graduale e crescente intensità, al Natale, tanto che l’evento spesso e volentieri lo si vive più volte in anticipo rispetto alla scadenza naturale, arrivando al dunque scarichi, esausti e annoiati. Non viviamo il presente programmando un futuro incerto. Chi di voi, come me, ha preparato l’albero prima della canonica data dell’8 dicembre? Quanti hanno esclamato, osservando le pubblicità dei panettoni in tv sin da quasi metà novembre, che “mai come quest’anno l’aria natalizia è arrivata troppo in anticipo”?
E’ il consumismo bellezza, quello che induce all’ansia e alla frenesia nella corsa ai pensierini e ai regali. Bisogna fare tutto e in fretta, montare e smontare, comprare, usare e gettare. Per poter dedicare le energie alla scadenza successiva, senza perdere tempo. In un “loop” impazzito, sempre uguale a se stesso, assorbiti noialtri da tutto ciò che è “fast”, sbrigativo, finale e essenziale, per convenzione o parvenza di utilità. Trattasi, nella totalità dei casi, di attività con un concentrato di spettacolo, poco impegnative da un punto di vista cerebrale, conclusive e ultimative nel loro ché di ineluttabilmente definitivo, sintetiche e “bruciabili” nell’istante stesso in cui vengono prodotte.
Si può spiegare diversamente la classifica degli argomenti più trattati dagli italiani nel 2016, stilata in settimana da Facebook? Vediamo: al primo posto gli Europei di calcio (spettacolo concentrato in poche settimane), poi le Olimpiadi al secondo (ancora spettacolo concentrato, come per gli Europei), sul terzo gradino del podio il terremoto in centro Italia (conclusivo nelle più estreme conseguenze), segue Pokemon Go (poco impegnativo cerebralmente), in quinta posizione le elezioni presidenziali americane (spettacolo per giunta sintetico nell’esposizione: Trump o Clinton), come pure quelle italiane amministrative di giugno (spettacolo esaustivo e concentrato nel turno di ballottaggio), al settimo posto San Valentino (sbrigativo e poco intellettualmente impegnativo, al più qualche aforisma a tema sui social), all’ottavo gradino la morte di David Bowie (conclusivo e sintetico, nei vari r.i.p.), segue quella di Bud Spencer (vedi precedente), chiude la top ten l’argomento Brexit (sintetico, sì o no come per il nostro referendum costituzionale, che per inciso non entra nemmeno nei primi dieci temi più lungamente trattati sui social).
In poche parole, il trionfo del “semplicisticamente corretto”.
Non ci resta che giocarci le ultime chance di resistenza, provando a introdurre nuovi spunti di riflessione e interesse: il primo, mercoledì prossimo presenterò il mio terzo romanzo giallo ambientato a Cosenza; il secondo, Bob Dylan mi ha avvisato che non potrà essere presente, per non far torto a quegli altri che lo invocano in Svezia; terzo, spasmodica attesa per il discorso di fine anno del Presidente Naporella (che non è un nuovo ferro da stiro ma l’incrocio tra gli ultimi due inquilini del Quirinale).
Io, nel frattempo, per portarmi avanti, tra qualche giorno comincio a smontare l’albero di Natale…