Quando ad agosto viene varato il calendario del campionato di calcio di serie A, una delle prime occhiate va inevitabilmente a quella partita. Si analizza se l’andata la si gioca in casa, se arriva troppo presto con la squadra non ancora perfettamente rodata o, al contrario, se l’incrocio di ritorno cade in prossimità della fase finale della stagione, a giochi ormai sostanzialmente fatti. In un caso o nell’altro, Juve-Inter rimane sempre una gara a sé. Di certo non vale una stagione, ma intrinsecamente racchiude un valore e un peso specifico che fa la differenza rispetto ad altre seppur blasonate sfide. La tradizione ci tramanda gare combattute, nervose, ricche di adrenalina e polemiche, vigilie tese che scaricano sul terreno di gioco un livello di furore agonistico superiore alla media. Vuoi per un’eterna rivalità, vuoi per le scorie di “Calciopoli”, vuoi semplicemente perché bianconeri e nerazzuri appartengono a due universi paralleli distanti anni luce e, pertanto, inconciliabili tra loro. Sulla base di tali premesse, nemmeno l’incrocio di questa sera allo Stadium poteva fare eccezione.
Contro un’Inter reduce dall’eliminazione in coppa Italia ad opera della Lazio, ma in serie positiva di sette vittorie in campionato, Allegri ripropone il modulo a trazione anteriore con il 4-2-3-1 che prevede tutti i big contemporaneamente in campo. Davanti a Buffon tra i pali, trovano posto Lichtsteiner, Bonucci, Chiellini e Alex Sandro, mediana frangiflutti con Pjanic e Khedira, rispettivamente chiamati a impostare la manovra e ricucire le distanze tra i reparti, linea a tre sulla trequarti con Cuadrado largo a destra, Dybala al centro e Mandzukic spostato a sinistra, e Higuain unico terminale offensivo.
La prima frazione di gioco è decisamente godibile: i nerazzuri affrontano la gara provando ad imporre il proprio gioco, bloccando le fasce laterali e esercitando una discreta pressione sui portatori di palla avversari. La Juventus, pur consapevole della propria superiorità tecnica, mostra maturità tattica e capacità di saper soffrire nelle occasioni in cui lo sviluppo della gara la costringe a contenere l’aggressività delle azioni offensive costruite dagli uomini di Pioli. Con due squadre votate alla ricerca della vittoria, il primo tempo è un’alternanza di occasioni da goal: un ispiratissimo Dybala dopo un paio di minuti si inventa una spettacolare semirovesciata che impegna Handanovic, e nello spazio di dieci minuti ci riprova da fermo, con un calibratissimo pallonetto a giro che colpisce la traversa a portiere battuto. L’Inter non ci sta, e sfiora il vantaggio prima con Gagliardini e poi con Joao Mario il cui rasoterra velenoso si spegne a pochi centimetri dal palo alla destra di un immobile Buffon. Come due pugili sul ring che non esitano a scambiarsi colpi su colpi, è poi la volta di Mandzukic in tuffo di testa su una ripartenza bianconera, al quale risponde Icardi che su azione di contropiede spedisce al lato di poco. In ossequio alla tradizione non mancano le polemiche, sviluppatesi in occasione di un intervento dubbio in area bianconera di Mandzukic sullo stesso Icardi, sul quale i nerazzurri reclamano il penalty. Insomma, tra ammonizioni in rapida successione, interventi al limite, proteste e colpi proibiti…è sempre Juve-Inter.
Quando ormai i primi 45 minuti sembravano destinati allo zero a zero, la Juve trova la rete che sblocca il risultato. Sugli sviluppi di un calcio di punizione mirabilmente calciato dal solito Pjanic, con il pallone che termina in calcio d’angolo dopo che Handanovic ne aveva intuito la traiettoria con l’aiuto della traversa, sul successivo corner la Juve passa: è Cuadrado dai venticinque metri a indovinare la traiettoria giusta, scaraventando uno scaldabagno imprendibile all’incrocio dei pali dopo essersi coordinato alla perfezione sulla palla ribattuta fuori area da attaccanti e difensori in mischia.
L’eurogoal del colombiano vendica la sconfitta subita a San Siro un girone fa e regala alla Juve la 28esima vittoria casalinga consecutiva in campionato, perché nella seconda frazione di gioco il risultato non cambia, lo spettacolo cala e la gara accentua i toni agonistici fatti di scontri e contrasti duri. L’Inter smarrisce la lucidità con la quale aveva bene interpretato il primo tempo, i pentacampioni d’Italia esercitano maggior possesso palla e limitano gli affondi, il clima in campo registra un aumento di nervosismo che culmina, nei minuti di recupero, con l’espulsione di Perisic tra le fila nerazzurre. Le pagelle di fine gara premiano Dybala, tra i migliori per qualità tecnica, Cuadrado per il bel goal da tre punti, Chiellini onnipresente e gladiatorio, Mandzukic per la solita propensione al sacrificio e Higuain, che cresce alla distanza e si rivela prezioso nel tenere alta la squadra e far reparto da sé. Comunque positiva la prestazione di tutta la squadra, che mantiene le distanze in classifica dal Napoli, in attesa dell’incontro tra Fiorentina e Roma in programma al Franchi per domani sera.
Appuntamento a mercoledì, con il recupero della gara con il Crotone in terra di Calabria, che in caso di vittoria consentirebbe ai bianconeri di allungare ulteriormente in classifica e consolidare la prima posizione. Poi, domenica prossima, trasferta in Sardegna contro il Cagliari degli ex Borriello e Isla.
FINO ALLA FINE!!! FORZA JUVE!!!!