Cos’è lo scudetto? E’ una parentesi biancoceleste tra due sfumature blaugrana.
Parafrasando Cyrano de Bergerac, la Juve affronta il Pescara nel più classico dei testacoda a cavallo tra le due sfide dei quarti di finale di Champions League col Barcellona, dopo aver strapazzato Messi e soci allo Stadium e con la testa alla gara di ritorno al Camp Nou, provando a esorcizzare le minacce di “remuntada” degli spagnoli sin dalla gara contro il Pescara.
Partita delicata e suggestiva quella dell’Adriatico, al di là della differenza di ben 63 punti in classifica. Intanto perché il discorso campionato non è ancora chiuso, poi anche per via del rischio deconcentrazione e degli effetti deleteri che un eventuale passo falso potrebbe generare; infine partita suggestiva in virtù degli uomini che guidano dalla panchina le rispettive formazioni. Agli ordini dei padroni di casa quello Zeman mai tenero in carriera nei confronti della Juventus, sul versante bianconero Max Allegri, che proprio tra le file del Pescara, agli ordini di Giovanni Galeone, costruì negli anni ‘90 il proprio percorso professionale da calciatore, nel ruolo di trequartista talentuoso dalla invidiabile visione di gioco.
Con tali premesse, da condottiero navigato, il tecnico livornese non cede alla tentazione del turnover in attacco e schiera la solita formazione super-offensiva dalla cintola in su, coi fantastici quattro contemporaneamente in campo: sulla linea della trequarti Cuadrado a destra, Dybala al centro e Mandzukic a sinistra, con Gonzalo Higuain di punta; in mediana turno di riposo per lo stakanovista Khedira e spazio alla coppia cerebrale composta da Marchisio e Pjanic; retroguardia allestita con Lichtsteiner, Barzagli, Rugani e Asamoah a protezione di Neto, che tra i pali concede a Buffon la possibilità di rifiatare.
Come previsto alla vigilia, il Pescara parte in quarta e prova ad imprimere all’incontro un ritmo alto, unica chiave a disposizione degli abruzzesi per supplire al divario tecnico contro i più qualificati Campioni d’Italia che, per tutta risposta, contrappongono una gestione di gara improntata al possesso palla e alla manovra ragionata. In questo, il giro palla dei bianconeri è aiutato dalla presenza in campo di Marchisio, la cui azione di manovra nel ruolo di playmaker puro permette alla squadra di sviluppare nelle intenzioni trame e schemi nella zona centrale del campo, trovando poi sfogo negli appoggi laterali dove Mandzukic e soprattutto Cuadrado creano superiorità numerica nell’uno contro uno.
Cosicché, seguendo un cliché difficilmente contrastabile, alla prima vera occasione la Juventus sblocca la gara: al 22esimo Cuadrado scarica un destro che il portiere avversario non trattiene, il colombiano è più lesto di tutti ad avventarsi sulla seconda palla e serve a centro area un cioccolatino che il Pipita non può fare altro che depositare in rete. Sotto di un goal il Pescara cala d’intensità, i bianconeri controllano il vantaggio e poco prima della fine del primo tempo chiudono il conto ancora con Higuain, al termine di un’azione corale che, sempre dalla destra, parte dai piedi di Lichtsteiner e mette in moto Cuadrado che scarica indietro sull’accorrente Pjanic. Il bosniaco alza un campanile di prima intenzione a cambiare gioco dal lato opposto dove, pur in situazione di palla scoperta, il Pescara non trova i meccanismi per mettere in fuorigioco Mandzukic il quale, di testa, fornisce l’assist per la doppietta del Pipita in anticipo sull’uscita a terra dell’estremo difensore.
2 a 0 e gara chiusa. Nella ripresa è solo gestione del risultato, con Allegri che sostituisce nell’intervallo Pjanic con Rincon, e subito dopo l’acciaccato Dybala (fresco di rinnovo contrattuale fino al 2022) colpito duro alla caviglia da Muntari, con Sturaro. Nel finale spazio anche per Lemina al posto dello straripante Cuadrado.
Al netto della botta subita dalla Joya (ma dovrebbe trattarsi di una semplice contusione), i tre punti maturati in Abruzzo rivestono un’importanza fondamentale in un momento a dir poco cruciale della stagione: intanto permettono alla Juve di allungare in classifica, considerato che la Roma diretta inseguitrice ha impattato sull’1 a 1 in casa contro l’Atalanta, e quindi divario che sale a +8 a sei gare dalla fine. Poi perché, alla vigilia del match di ritorno di mercoledì prossimo in casa del Barça, l’allungo in campionato conferma tranquillità in orizzonte scudetto e fiducia nei propri mezzi.
Perché in terra catalana servirà convinzione, autostima, concentrazione, capacità di saper soffrire, mentalità vincente e tanta personalità, e presentarsi da capolista indiscussa in campionato e finalista di Coppa Italia, serve tanto al morale. Senza, peraltro, trascurare l’indiscutibile vantaggio dato dal risultato maturato allo Stadium la settimana passata. Dal punto di vista tattico, occorrerà ripetere la prestazione della gara d’andata, evitando certe distrazioni difensive sui tagli che le giocate di Messi possono indurre a commettere. In più, tenendo presente che Luis Enrique potrà contare sul rientro di Sergio Busquets in mediana, bisognerà considerare l’arma in più dei blaugrana in fase di impostazione a supporto di Iniesta: ancora più decisivo sarà studiare in anticipo le cosiddette coperture preventive su Suarez al centro e Neymar a sinistra, dove agiranno la coppia Bonucci-Chiellini e con tutta probabilità l’ex Dani Alves. A tal proposito, in fase di non possesso e in situazioni di palla coperta, la chiusura degli spazi e il pressing sul portatore di palla risulteranno decisivi nel chiudere ogni sbocco alla ricerca di profondità e verticalizzazione della manovra catalana.
Poi toccherà a Dybala, e magari a Higuain, provare a mettere il sigillo sulla qualificazione e timbrare il passaporto per le semifinali.
FINO ALLA FINE!!!! FORZA JUVE!!!!