Missione compiuta!
Contro ogni pronostico dopo i sorteggi, contro le minacce di “remuntada” dell’infuocato ambiente Barça, contro lo spauracchio del recentissimo precedente blaugrana col Psg, contro uno degli attacchi più temibili del mondo. La Juve, al termine di 90 minuti tiratissimi, capitalizza il netto 3 a 0 conquistato allo Stadium ed elimina i catalani dalla Champions, ottenendo il pass per le semifinali della più prestigiosa competizione internazionale per club.
Non era per nulla scontato, nonostante l’ottimo risultato conquistato all’andata, nonostante i meccanismi di una difesa imperforabile capace di limitare a due il passivo di reti sin qui subite in tutto il torneo, nonostante la propensione offensiva di una formazione, quella bianconera, che schiera contemporaneamente quattro giocatori dalle spiccate caratteristiche d’attacco. Ancora, non era facile presentarsi al Camp Nou lasciando invariato il proprio assetto tattico, senza snaturare le caratteristiche di gioco e di squadra, senza cedere alla tentazione di coltivare un’idea prettamente difensiva della gestione del match, senza arrendersi all’idea di difendere ad oltranza il punteggio impostando la sfida in modalità “countdown”.
L’ennesimo capolavoro di Allegri sta tutto qui. E non è poco. Perché, anche rispetto al trionfante e rotondo 3 a 0 casalingo, l’undici bianconero in terra catalana non concede praticamente nulla, applica alla perfezione le coperture preventive in fase di possesso palla quando è impegnato a sviluppare la manovra, conduce una gara accorta e priva di sbavature, presta la massima attenzione ai raddoppi di marcatura, limita il raggio d’azione di Messi chiudendo ogni varco ed evitando quei tagli in verticale che a Torino, in un paio di circostanze, erano stati quasi letali, attua un pressing feroce sul portatore di palla e, ciliegina sulla torta, propone un fraseggio a centrocampo e nelle uscite che manda fuori giri i funamboli di Luis Enrique.
Risultato: il Barcellona resta imbrigliato nella rete costruita in mezzo al campo dove Khedira e Pjanic formano la prima diga in opposizione a Busquets e Iniesta impedendogli di ragionare, sugli esterni chiude gli spazi con Dani Alves in opposizione al vivace Neymar e con Cuadrado sul versante opposto, in retroguardia non concede mezzo centimetro con Bonucci e Chiellini, semplicemente impeccabili, che annullano Suarez e ogni velleità di inserimento di Rakitic. In sostanza, partita tatticamente perfetta.
Mister Allegri ripropone la medesima formazione schierata una settimana fa in casa, con Buffon in porta, Dani Alves e Alex Sandro esterni, Bonucci e Chiellini centrali, Pjanic e Khedira in mediana, Cuadrado Dybala e Mandzukic ad occupare l’intera trequarti offensiva dietro il solito Higuain di punta. Stesso undici ma con una trama di gara differente, perché pende a proprio vantaggio il risultato dello Stadium e perché, nel catino del Camp Nou, è fondamentale una maggiore disciplina tattica evitando ogni tipo di distrazione. Per cui, anche tenendo conto delle dimensioni del terreno di gioco, più largo rispetto alla media, l’imperativo è quello di occupare tutto lo spazio a disposizione evitando di stringersi troppo in avvio azione e di lasciare ampiezza sulle fasce nella disponibilità di Rakitic e Neymar. In più, nelle azioni di gioco a palla scoperta, quando cioè il Barcellona attacca frontalmente col pallone tra i piedi (cioè spesso), il primo pressing viene portato dagli esterni impegnati nella doppia fase di spinta e contenimento, con i mediani a presidiare la zona centrale e con l’intero reparto difensivo il cui movimento a indietreggiare risulta finalizzato a non concedere spazi in profondità, con l’obiettivo di aumentare la densità davanti a Buffon. Cosicché a Messi e soci viene concessa l’unica opzione dei tiri dalla distanza, poche le situazioni di off-side in virtù di una difesa bassa, intelligente la gestione del pallone in uscita in fraseggio corto da situazioni di pericolo ai limiti dell’area.
Facile a dirsi, un po’ più complicato da mettere in pratica.
Alla Juve è riuscito alla perfezione, dopo una gara di pura adrenalina, sacrificio e grande personalità, come dimostra l’approccio alla sfida a conferma di una piena maturità, di una consapevolezza acquisita e di una rinnovata identità tattica in chiave europea. Poche le occasioni per sbloccare il match, dall’una e dall’altra parte. Un paio di volte ci va vicino Messi ma mai in modo pulito, i raddoppi di marcatura anche sulle seconde palle si rivelano efficaci e puntuali. Nel secondo tempo è Cuadrado che prova a impensierire Ter Stegen, ma si tratta per lo più di situazioni di alleggerimento scaturite da azioni di ripartenza. La Juve controlla, i minuti passano lenti con una sofferenza indicibile, il piano tattico di Allegri tiene e il Barça, fatta eccezione per il dinamismo fine a se stesso di Neymar, non trova né sbocchi né la lucidità necessaria per uscire dall’ingorgo studiato a tavolino dal tecnico livornese.
Finisce 0 a 0, i blaugrana non vincono e non segnano in casa dopo tempo immemorabile (ed è una notizia anche questa), la Juve conquista l’accesso alle semifinali in vista del sorteggio di Nyon, previsto per venerdì prossimo, quando ai Campioni d’Italia ne verrà abbinata una tra Atletico Madrid, Monaco e Real Madrid.
In attesa di conoscere il prossimo avversario che ci separa dalla finale gallese di Cardiff, l’appuntamento è per domenica sera allo Stadium contro il Genoa, per vendicare la brutta sconfitta maturata a Marassi e continuare la volata verso il sesto scudetto consecutivo, 35esimo nel computo totale.
Nel frattempo, ci godiamo l’impresa di una serata storica, di una Juve granitica, di un’impresa leggendaria.
FINO ALLA FINE!!!! FORZA JUVE!!!!