Io me l’immagino come sono andate le cose, tra quel gruppetto di imbecilli pseudo-tifosi laziali che hanno sviluppato la geniale trovata di immortalare Anna Frank con la maglia della Roma, con chiaro intento denigratorio e razzista. Qualche giorno prima della partita di campionato con il Cagliari, quella che si sarebbe disputata a “porte chiuse” per la squalifica della curva laziale a causa (tanto per cambiare) dei soliti cori razzisti di una settimana prima, “l’intellettuale” carismatico del gruppo, forte dell’aver letto qualche libriccino in età adolescenziale, si è presentato alla riunione del suo clan, annunciando con la dovuta enfasi di aver individuato la giusta ritorsione contro il provvedimento del giudice federale. Cosicché, nell’eccitata attesa spasmodica dei suoi amici di cordata, ha aperto il pc portatile, ha selezionato un’immagine realizzata con photoshop e l’ha mostrata a tutti i presenti. In quell’istante è calato il silenzio. Sguardi perplessi, atteggiamenti interrogativi, teste basse. Nessuno osava commentare, solo mormorii soffusi. Dopo qualche minuto di nulla, il più ingenuo di tutti ha preso coraggio e ha rotto il ghiaccio: “Scusa, capo, ma chi sarebbe questa tipa?”. Risata generale. “Come chi sarebbe!” risponde qualcuno dall’ultima fila, “E’ la mamma di Totti! Che tifosi siete? Non l’avete riconosciuta, cazzo!”. Il capo, a quel punto, scuote la testa, incredulo e rassegnato. Sta per parlare, ma il suo braccio destro lo anticipa. “Io so un tifoso laziale da sempre, ma mica so tenuto a conosce la mamma de Totti!! Ecchecazzo! E poi perché farle pubblicità co a maglia giallorossa? Capo, te sei bevuto er cervello? Un te riconosco proprio!” Sempre più desolato e deluso, il capo finalmente piglia la parola, tra le risate generali. “Ma possibile che nessuno di voi l’ha riconosciuta? E’ Anna Frank, quella del diario”. “Ecchecazzoneso!!! Io come diario a scuola ho sempre usato quello di Jacovitti! Chi è sta cazzo di Anna Frank?!? La nonna di un attaccante tedesco che giocava co’ a “Magica”?” urla un tizio sui vent’anni con la sciarpa biancoceleste al collo e la svastica tatuata sul braccio destro. E giù altre risate. Preso atto del clamoroso fallimento della geniale iniziativa, il capo intellettuale decide di dedicare dieci minuti scarsi alla spiegazione del personaggio, attingendo alle sue reminiscenze scolastiche da terza media. Alla fine della “lectio magistralis”, pur consapevole di non aver dissipato dubbi e perplessità, l’assemblea approva. “Certo, sarà pure efficace, ma io avrei messo Ilary Blasi in topless con la maglia da Lazio. Mah!!!” era il commento più gettonato al termine della riunione. “Però…che cultura er capo!!! Un vero intellettuale!!!”
Morale della storia: quello che fa più male, al di là dell’oltraggio razzista alla persona, a quello che rappresenta e alla Storia dell’umanità intera, è l’ignoranza che merita di essere valutata con preoccupazione. La becera disinvoltura con la quale si pretende di attirare l’attenzione senza sapere di cosa si parla, di come si parla, di come si agisce. In spregio alla cultura, al sapere, alla conoscenza dei fatti e dei tragici eventi che hanno sconvolto il Novecento. Disconoscendo che è proprio grazie al coraggio di Anna Frank e di molti come lei, che oggi qualche povero idiota può liberamente esprimere il proprio squallido pensiero da imbecille ignorante.