<<Scrivi messaggio a Sara: “mi manchi”>>.
<<Arranchi>> (voce metallica del navigatore satellitare, da qui in avanti v.m.n.s.).
<<Non ho detto “arranchi”! Ho detto “mi manchi”>>.
<<Non ho detto “aranci”! Lo metto sui fianchi>> (v.m.n.s.)
<<Ma che cazzo stai scrivendo! Ho detto “mi manchi, mi manchi!” Non fianchi!>>.
<<Ma del cazzo ha piacendo! Ho stretto sui fianchi, sui fianchi! Non aranci>> (v.m.n.s.).
<<Ma vafanculu tu e i fianchi, il cazzo e gli aranci! Cara puttana di merda!>> <<Ma via!>>.
<<Hai il culo, i fianchi, il cazzo e ti arrangi! Sara puttana di merda!>> <<Invia>> (v.m.n.s.).
<<Messaggio inviato>> (v.m.n.s.).
Breve cronistoria della fine di un amore, causato dal nuovo servizio di messaggistica pubblicizzato dalla Ford. Ma perché, piuttosto che cimentarsi nella scrittura vocale di un messaggio di due-parole-due, lo sfigato che guida non ha pensato alla soluzione più comoda con una semplice telefonata? Per quale motivo dobbiamo complicarci a tutti i costi la vita? L’autolesionismo al potere: per credere, rivolgersi al PD di Renzi, che alle elezioni regionali siciliane fa una figura che nemmeno il più ostile dei pessimisti poteva presagire. E dunque, da uomo di sinistra che non ha mai votato il PD (né l’ex Ds, né l’ex PDS), provo una strisciante e compiaciuta soddisfazione. Nelle analisi sul voto del giorno dopo, ho ascoltato dichiarazioni che sento da oltre trent’anni: “uniti per combattere la disoccupazione”, “insieme per garantire il diritto alla sanità”, “convergenti per frenare le destre e i 5stelle”, “sinergici per arginare la deriva populista”. Ma dico, è mai possibile che nessuno di questi intellettuali progressisti si renda conto che la gente ne ha le scatole piene? Che non è più il tempo di prendere in giro elettori ormai sfiduciati? Che certi proclami hanno lo stesso effetto di un bicchiere di acqua fresca, o, peggio ancora, di chi vende ombrelli in giornate di sole? Macché, il refrain è sempre lo stesso: si enunciano problemi e si procede in direzione “ostinata e contraria”. Disoccupazione, pensioni, stato sociale, sanità, istruzione; i mali vengono affrontati con le ricette che negli anni ne hanno acuito la gravità, sempre puntualmente a discapito della gente comune. E tra preti che senza ritegno infangano la figura di un’innocente ragazzina oggetto di violenza sessuale, tra folle di cibernauti che si esprimono a favore del giovanotto appartenente al clan di Ostia che spacca il naso al malcapitato cronista, tra “civili” mamme italiche cosentine che aggrediscono verbalmente e fisicamente una povera donna straniera colpevole di non aver partecipato, per gravi problemi economici, alla colletta per il regalo alla maestra che insegna nella scuola della figlia, confermiamo la definitiva deriva asociale nella quale è precipitata la società in cui ci troviamo, nostro malgrado, a sopravvivere. Cedimento strutturale del vivere comune, del buon senso, delle basi di convivenza, di civiltà e di rispetto.
Continuiamo a farci del male. Proseguiamo sulla strada intrapresa, da Anna Frank alle vergogne quotidiane. Non cambiamo nulla perché non impariamo nulla. Anzi, ogni parola aggiunta rischia di essere ancora più devastante. Nessun rimedio vero, ricette e soluzioni sperimentate e fallimentari da riproporre con ostinazione.
<<Scrivi messaggio riparatore a Sara: scusa>>.
<<Gridi coraggio del motore a Sara: abusa>> (v.m.n.s.).