Meno di due mesi, ormai, ci separano dall’evento che cambierà in meglio le nostre vite. Non vedo l’ora. “Qualunquemente” sarà l’esito delle elezioni politiche, ho la netta sensazione che stavolta cadremo in piedi. Il miglioramento sostanziale delle nostre esistenze ne trarrà enorme beneficio a prescindere. O andremo in pensione prima, usufruendo della cancellazione dell’odiata legge-Fornero. O non pagheremo più le tasse universitarie. Forse riusciremo a consolidare questo straordinario trend nella creazione di nuovi posti di lavoro. E chissà, magari tratteremo con l’UE condizioni più vantaggiose che ci permetteranno di poter gestire meglio la nostra permanenza nell’Euro. In ogni caso, sarà un trionfo. In previsione anche la rimodulazione delle aliquote IRPEF, con conseguente riduzione delle imposte e, dunque, salari più alti. E poi la tanto auspicata semplificazione, attraverso l’azzeramento di tutte le leggi inutili e proditorie. Insomma, per la scelta del voto c’è solo l’imbarazzo della scelta: il futuro si preannuncia radioso, il tempo che verrà sarà lastricato di benessere e prosperità.
Nel frattempo, però, la vita va avanti, questo inverno mite di pioggia e umidità favorisce l’insorgere e il diffondersi delle solite influenze stagionali, il clima confuso e incerto ci regala scampoli di primavera anticipata che restituiremo da aprile in poi con tassi di interesse da Prima Repubblica. Tuttavia, a dispetto dell’apparente sonnolenza che scandisce le nostre giornate, sotto la cenere cova il sentimento di rivolta del popolo italico.
L’Alitalia è in vendita, la nostra compagnia di bandiera è contesa da tedeschi, americani e olandesi. Sì, vabbè, ma cosa sarà mai! In fondo, da sempre siamo un popolo di santi, poeti e navigatori, mica di aviatori. Rispettiamo le tradizioni e, se proprio non vanno più bene, ribaltiamole. Per esempio, una volta c’era la leggenda del maschio italico latin lover alla Rodolfo Valentino, il mito del dongiovanni dal fascino irresistibile, del rubacuori incallito, del casanova seduttore in servizio effettivo permanente. E’ svanito anche quello, se è vero che da bravi voyeur ci orgasmiamo con le notizie scabrose che provengono da oltre oceano, circa veri o presunti abusi nei confronti di vere o presunte starlette dalla memoria a scoppio ritardato. E ci indigniamo alla provocazione lanciata da Catherine Deneuve, che nella sua requisitoria libertina induce a non fare di tutta l’erba un fascio, a non confondere il corteggiamento anche spinto con le molestie sessuali. E non ha tutti i torti, posto che nell’orgia mediatica da caccia all’untore, tra non molto anche uno sguardo potrà essere interpretato come anteprima di un velato pensiero di molestia.
Strana epoca, la nostra. La pornografia impazza sul web, sui giornali, sui manifesti pubblicitari, negli spot televisivi: va bene a tutti, vizi privati e pubbliche virtù. Emancipazione e libertà di costumi, mode scollacciate oltre i limiti del buongusto, atteggiamenti allusivi in ogni contesto: Lady Gaga e Rihanna, Jennifer Lopez e Beyoncé, Kate Perry e certe teenager lascive, nei loro concerti spesso attirano più spettatori per le pose audaci e gli abiti osé che non per il livello canoro dei vocalizzi provenienti dalle loro ugole. Ovviamente, nessun vestito o posa provocante può giustificare alcun tipo di molestia, detto ciò continuo a mantenere un certo scetticismo verso chi, per carriera e per soldi, cede alla tentazione di una scopata “en passant”. Perché è vero che non c’è corrotto senza corruttore, ma è altrettanto vero che il corruttore trova terreno fertile nella sete di ambizione del corrotto.
Insomma, “più dell’onor, poté il digiuno…”, per parafrasare il conte Ugolino. E siccome in tarda età è più semplice dare buoni consigli che cattivi esempi, ecco affiorare una certa moralità pruriginosa da aspiranti eroine e novelle Giovanna D’Arco. C’è chi nasce incendiario e muore pompiere, chi in gioventù gira i film con Tinto Brass e in età matura si riscopre suora missionaria. Nessun problema, ognuno ha il diritto di cambiare il proprio modo di vedere le cose, ma le denunce postume da “folgorate sulla via di Damasco” le ritengo poco credibili.
Il popolo italiano è a un passo dalla rivolta, preparatevi all’insurrezione. Non per l’Alitalia o per le pensioni, meno che mai per la disoccupazione o per l’indignazione verso l’ondata di razzismo e noia che spinge due adolescenti a bruciare vivo un clochard a Verona, né per la crociata moralizzatrice che ci piega a scimmiottare gli States. Il problema che più affligge i nostri compatrioti risiede nell’ormai più che dibattuto tema del costo dei sacchetti biodegradabili in dotazione agli esercizi commerciali. Uno scandalo di proporzioni immani. Aspettiamo colui che, tra gli aspiranti premier, con un atto di estremo coraggio vorrà sbilanciarsi nel promettere buste gratis per tutti a partire dal 4 marzo in poi. Quando si dice rivoluzione…