Caro Luigi (o Gigio, o Giggino), io ancora non ho ben capito cos’è successo. Ti sei presentato all’appuntamento più importante della tua ancora giovane carriera e hai pagato dazio all’inesperienza. Errori, incertezze, tentennamenti. Un autogoal clamoroso, che ha favorito il tuo avversario giurato, quello nei confronti del quale ti eri sbilanciato affermando “mai insieme a lui”, al punto di baciare metaforicamente, un anno fa, la casacca che indossi. Poi però, nel momento clou, ti sei perso. Sì, d’accordo, continui a difendere i tuoi colori, le tue ragioni di appartenenza, ma di fatto hai ceduto e ne hai sublimato la forza. Perché lui, il tuo avversario storico, ha vinto, ha ottenuto il risultato che si era prefisso di raggiungere: la consacrazione. Lo hai legittimato, ben sapendo che le tue incertezze e il tuo desiderio di grandezza hanno sacrificato il risultato d’immagine sull’altare della testimonianza. La bramosia di esserci, di apparire, di bruciare le tappe ti hanno tradito nell’occasione più importante. Caro Luigi (o Gigio, o Giggino), sarà dura spiegarlo ai tuoi sostenitori-tifosi, sarà complicato trasmettere il messaggio che, in fondo, si tratta solo di una tappa indigesta che ti permetterà di arrivare, insieme alla squadra che rappresenti, ai traguardi annunciati ad inizio carriera; quando apparivi come l’enfant prodige, il nuovo che avanza, la giovane promessa, il predestinato capace, nell’immaginario collettivo, di sostituire i vecchi protagonisti ormai logori ma pur sempre dotati di forza ed esperienza. E’ tempo di rimboccarsi le maniche, mettersi al lavoro, abbandonare i proclami di vittoria e provare a concretizzare quelle promesse di successi con l’obiettivo di non far rimpiangere chi ti ha preceduto nel ruolo di uomo più rappresentativo della Nazione/Nazionale. Provando a non far danni, perché in molti avranno gli occhi puntati su di te, e non ti perdoneranno nulla. I tuoi compagni di squadra, quelli storici e quelli acquisiti, rischiano di diventare un peso per le tue ambizioni. Presenze scomode non sempre sintonizzate sulla tua lunghezza d’onda. E poi ci sono sempre gli avversari storici, quelli che hai combattuto ma che, con la loro presenza, vincente o defilata, continueranno a rappresentare la ragione stessa della tua esistenza, a tenerti metaforicamente in vita. Fino a quando avranno voglia di continuare a giocare con te…